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Immagine del redattoreVesConte

Leggende del Lago di Bolsena


La Tuscia è una terra antica, ricca di storia certamente, ma anche di tante leggende: il lago di Bolsena, in particolare, fa da sfondo a molti racconti che si sono tramandati nel corso degli anni.

Ogni territorio ha le sue l


eggende, narrazioni che affondano le radici nei secoli e che fanno parte del patrimonio culturale di un popolo. Venivano create per celebrare fatti o personaggi importanti per la storia della gente locale o per spiegare qualche caratteristica dell'ambiente naturale di una regione.

Qui di seguito illustreremo le principali storie legate al lago vulcanico più grande d'Europa:

Amalasunta e la sua prigionia sull'Isola Martana

Di tutte le leggende sul lago di Bolsena la più famosa probabilmente riguarda la tragica fine della regina Amalasunta. Unica figlia del defunto re degli Ostrogoti Teodorico, Amalasunta assunse la reggenza del regno alla morte del marito Eutarico poichè il figlio Atalarico (erede al trono) era solo un bambino. Divenuta successivamente regina a tutti gli effetti a causa della prematura scomparsa del figlio, associò al trono Teodato, suo cugino e duca di Tuscia, per rafforzare la sua posizione. A causa delle sue "amicizie romane" e al suo disinteresse verso le vicende dei Visigoti (minacciati dai Franchi), la sua condotta politica non piaceva ad una parte della nobiltà dei Goti e a Teodato. Quest'ultimo quindi la fece catturare e imprigionare sull'isola Martana. Qui Amalasunta si innamorò, ricambiata, di Tomao, suo guardiano; Teodato scoprì la tresca amorosa e fece uccidere Amalasunta il 30 Aprile del 535. Sembra che dopo la morte la regina venne messa a giacere in una carrozza d'oro e poi sepolta... ma nessuno ha mai ritrovato la carrozza d'oro. Un particolare: qualcuno afferma che durante la sua prigionia sull'Isola Martana, Amalasunta fosse solita raggiungere la terr


aferma tramite un tunnel sotterraneo. Alcuni recenti rilevamenti subacquei hanno evidenziato la presenza non di un tunnel, ma di una vera e propria strada probabilmente, perchè anticamente il livello del lago era più basso di quello attuale e secondo alcuni studi l'isola era un promontorio. Una cosa è certa: si dice che ancora oggi, nelle giornate di forte tramontana, i pescatori di Marta riescano a sentire le urla strazianti della regina e che nelle notti di luna piena, il suo fantasma ancora aleggi attorno alle rocce e alle acque dell'isola.

Il leggendario Agarthi

Un'altra leggenda riguarda invece l'isola Bisentina: sembra che quest'isola custodisca uno degli ingressi per raggiungere Agarthi (o Agartha; dal sanscrito, "l'inaccessibile"), un regno leggendario. Secondo i racconti tr


amandati in ogni parte del pianeta, al centro della Terra esisterebbe un mondo sotterraneo, per la teoria della terra cava, in cui vivrebbe una civiltà evoluta, pacifica, moralmente retta e in contatto con gli alieni. La Bisentina nasconderebbe uno degli accessi per questo regno... altri accessi si troverebbero ai poli, sotto la Piramide di Giza, in Egitto, sul monte Everest, e in Brasile.

La Bella e la Bestia a Capodimonte

Un'altra vicenda legata al lago di Bolsena è la storia di Pedro Gonzales e sua moglie Catherine, la cui storia ispirò la fiaba de "La Bella e la Bestia". Pedro Gonzales nacque a Tenerife nel '500 ed era un discendente dei re Guanci (aborigeni delle Canarie) ed era affetto da ipertricosi, che è caratterizzata da un'eccessiva crescita di peluria su tutto il corpo, compreso il volto. Questa estrema villosità lo faceva assomigliare ad una creatura metà uomo e metà bestia. A 10 anni venne portato in "dono" al re di Francia Enrico II di Valois, che lo ribattezzò Petrus Gonsalvus e decise di istruirlo. Rivelatosi da subito un alunno brillante nello studio della lingua latina e nelle discipline umanistiche, diventò un vero gentiluomo di corte. La moglie di Enrico II, Caterina de Medici, donna di forte e complessa personalità, a tratti crudele ed amante di tutto ciò che era esotico, decise di condurre un esperimento: voleva appurare quale sarebbe stato il risultato dell'unione tra Petrus e una donna "umana". Combinò quindi il matrimonio con Catherine, la sua damigella più bella. Si dice che alla vista del suo sposo, Catherine svenne. Ma pian piano cercò di andare


oltre le apparenze e di apprezzare altri aspetti di suo marito Petrus, come il suo temperamento gentile, la sua sensibilità e la sua cultura e finirono per innamorarsi. Ebbero in tutto 6 figli, 4 dei quali erano affetti da ipertricosi come il padre. Con la rovina della dinastia dei Valois, dalla corte francese furono ceduti ai Farnese, principi di Parma. Così Petrus e la sua famiglia si recarono prima a Parma, dove gli venne riconosciuto il rango di cortigiano e assegnata una casa a Capodimonte, all'epoca sotto il controllo dei Farnese. Si stabilirono quindi sulle sponde del Lago di Bolsena e qui vissero fino alla loro morte.


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